Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

da Camerata a Compagno di Carlo Gariglio, Carmelo Modica - "Cari compagni ...Testimonianze storiche su una rivoluzione compiuta"


La pubblicazione suo malgrado, senza dirlo svela quello che purtroppo è diventato il segreto, se vogliamo nemmeno troppo nascosto a chi non è conformato dalla propaganda di sistema da paraocchi o in malafede, svela il malcelato meccanismo segreto di tutti i crimini mondiali secolari.
Se qualcuno non ci arriva da solo stò preparando un articolo con le dovute contestualizzazioni e spiegazioni.
Alla fine gli articoli correlati per approfondire.


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Carlo Gariglio-Carmelo Modica

da Camerata a Compagno

carmelomodicaedizioni

Il libretto riproduce la Prefazione a:
"Cari compagni ...Testimonianze storiche su una rivoluzione compiuta"
autori vari, Edizione in pdf – Agosto 2005
a cura dell'Associazione culturale "uno dicembre 1943", Perugia
 Via Santini n. 8, Casella postale n. 1 – Succ. 6 – 06127 Perugia,

ed una aggiunta di Carmelo modica.

Modica (RG) © 2011 Carmelomodicaedizioni
C.da S. Antonio Streppinosa 2/A Modica (Ragusa)
Nota dell’editore
Questi libricini sono stati ideati per uso personale dell’editore, per donarli ad amici in sintonia di sentimenti, di idee e di visione del mondo, oppure per donarli agli avversari politici e culturali quando la discussione non riesce a superare i limiti della insensata rissa dialettica.

Essi contengono meditazioni personali e piccoli scritti, capaci di far riflettere, sorridere, meravigliare, affascinare ma anche indignare.

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Caro Compagno, Io non ho vissuto l’epoca della guerra, ho solo 40 anni, mi sono formato le mie opinioni politiche sui libri, come molti di quelli che mi leggeranno, e sulla dura realtà vissuta tutti i giorni sulla mia pelle. Ma a differenza di tanti di Voi, cari compagni, non mi sono fermato al primo libro letto, né mi sono lasciato convincere dalle lusinghe di qualche anziano apparentemente ben informato ed interessato a formare la mia opinione. Ho sempre rifiutato il ruolo di “carne da cannone” che molti mascalzoni della sinistra (ma anche a destra non mancano analoghi esempi) riservano ai giovani, cercando di capire da solo se quanto mi raccontavano era la verità, oppure era un modo per “caricarmi” ed utilizzarmi per i loro scopi. Tu, invece, caro compagno, che cosa hai fatto in tutti questi anni? Quante baggianate hai bevuto, quante persone hai discriminato o addirittura aggredito perché ti avevano insegnato che “uccidere un Fascista non era reato”?
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Ti hanno sempre detto che i Fascisti hanno preso il potere con la violenza, uccidendo centinaia di pacifici uomini del popolo, ma non ti hanno mai parlato del “biennio rosso”, vero? Non ti hanno detto che subito dopo la rivoluzione leninista del 1917 in Italia scoppiarono tafferugli e scontri, voluti proprio dai “rossi” che aspiravano a fare diventare la nostra amata Patria un Soviet sul modello dell’URSS, con le tragiche conseguenze sotto gli occhi di tutti. E non ti hanno detto che in questo periodo, dal 1919 al 1922, i rossi trucidarono più di 850 persone in nome della loro tentata rivoluzione, la maggior parte delle quali simpatizzanti per il neonato Fascismo! Così come non ti hanno detto che il numero dei caduti per mano dei rossi superò i duemila, se si considera anche l’anno 1918, ovvero quando il Fascismo non era ancora nato. Così come ti hanno raccontato che le squadre Fasciste furono il braccio armato della borghesia e del padronato, senza però mai spiegarti come mai il Fascismo, nei suoi primi anni di Governo, legiferò
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soltanto a favore della classe lavoratrice e dei meno abbienti in genere, dando al popolo italiano pensioni , cassa integrazione, assistenza agli invalidi, sanità e scuole gratuite, colonie estive per i figli dei meno abbienti. Lo sai, caro compagno, che il lavoratore Fascista fu il primo al mondo a beneficiare della riduzione della settimana lavorativa a 40 ore, mentre in tutti gli altri Paesi, soprattutto nelle cosiddette “democrazie”, i lavoratori avevano un orario di 48 ore settimanali? Già… Però mancava la libertà! Almeno così ti hanno insegnato. C’erano i Tribunali Speciali, le condanne a morte, mancava la libertà di pensiero. Però nessuno ti ha mai fatto vedere le nude cifre: venti anni di “dittatura” portarono a “ben” 42 condanne a morte, di cui solo 31 eseguite. E per reati di terrorismo e di sangue compiuti da individui di etnia slava, che comportarono morti e feriti fra la popolazione! Quei “cari” compagni che ti hanno istruito, ti hanno mai detto quante condanne a morte ci furono in 20 anni
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nell’URSS di Lenin e poi di Stalin? Eppure da Stalin prendevano ordini, e si batterono per fare entrare l’Italia nell’orbita dell’ex URSS. Vuoi un solo dato, tanto per fare un raffronto? Nei dieci giorni che seguirono il 25 aprile 1945, nella sola zona di Torino, corsero alcune voci che quantificavano in 8000 (ottomila) i “fascisti e presunti tali” trucidati dalle orde partigiane. La Prefettura di Torino (Prefettura in mano ai partigiani, naturalmente) emise un comunicato ufficiale per smentire e sminuire queste cifre: i trucidati non erano 8000 ma “soltanto” duemila! In dieci giorni. E nella sola zona di Torino!


Allego questo documento : "Disposizioni sul trattamento da usarsi contro il nemico", segreta del Comitato di Liberazione Nazionale per l'omicidio di militari anche feriti nel 1945. Come mai segreta se avevano in mano la nazione ? Perchè sono ovviamente azioni illegali a conferma che trattasi solo ed esclusivamente di assassini che come al solito non hanno fatto altro che accusare gli altri di quello che solo loro facevano, di processi non se ne parla ... (NdR Arturo Navone) 


Anche a volere credere alle cifre “partigiane”, fanno pur sempre 200 uccisioni al giorno, vero compagno? Per non parlare delle altre zone ancora più cruente, con il famigerato “triangolo rosso” dell’Emilia Romagna. Come dici compagno? Stai obiettando che i dissidenti venivano condannati al confino? Sì, certo, nessuno lo ha mai negato. Chi tramava contro il Fascismo veniva spesso condannato al confino, in località tipo Ponza, Ventotene, Ustica, Ventimiglia. Tutte località ancora oggi note per il loro clima mite e per le bellezze naturali. Non come la Siberia o i Gulag di “papà” Stalin, o le foibe dell’altro vostro illustre alleato, il Maresciallo Tito...! Non per altro, quando i tuoi compagni riesumano la fola della violenza Fascista e delle uccisioni, si devono ridurre a citare il caso Matteotti. Ma anche qui, come sempre, non te la raccontano giusta, caro compagno. Ormai chiunque si sia preso la briga di leggere qualche libro sa che Giacomo Matteotti fu rapito ed ucciso perché aveva scoperto una rete affaristica sulla gestione del petrolio e dell’apertura di case da gioco, rete che pareva toccare addirittura la Casa Savoia. Altro che violenza Fascista! Il cadavere di Matteotti venne poi gettato fra i piedi di Mussolini nel vano tentativo di fare cadere il suo Governo, e di questo si convinse persino il suo più feroce accusatore ai tempi del processo, il socialista Carlo Silvestri, il quale aderì alla RSI dopo 8 avere visionato i documenti riguardanti i veri mandanti dell’omicidio. Documenti che, guarda caso caro compagno, scomparvero dopo il fermo di Mussolini da parte dei tuoi compagni partigiani, nell’aprile del 1945. Non credi alle parole di un Fascista, compagno? Allora leggiti il libro scritto dal compagno giornalista de “L’Avanti” Franco Scalzo: “Il caso Matteotti – Radiografia di un falso storico” – Edizioni Settimo Sigillo, Roma 1996. Anche all’epoca, caro compagno, ci furono dei trinariciuti pronti a non credere ai Fascisti… Ed infatti, il 12 settembre 1924, per “vendicare” Matteotti, i comunisti uccisero il sindacalista e deputato Fascista Armando Casalini, che spirò fra le braccia della sua bambina. Ma immagino la tua risposta, compagno, a proposito di questo episodio: “Mai sentito nominare”. Come dici compagno? Oltre a Matteotti ti hanno parlato dei fratelli Rosselli e di Gramsci, che sarebbe morto in carcere nel 1938 grazie ai Fascisti? Bè, se posso darti un consiglio
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da“Camerata” a compagno, studiati bene quali furono le attività dei fratelli Rosselli ed il loro ruolo negli attentati terroristici anarcoidi degli anni che vanno fra il 1919 ed il 1937. E leggiti meglio la storia di Gramsci, il quale venne sì arrestato, ma venne anche liberato nel 1934 e graziato nel 1937. Tornò libero e morì in una clinica privata di Roma, ma non certo a causa della “violenza Fascista”! Ma se su tutte le cose sopra descritte sei stato male informato, caro compagno, di quanto sto per dirti non ne avrai mai e poi mai sentito parlare. E’ troppo imbarazzante per i tuoi compagni affrontare questo discorso, benché sia tutto abbondantemente conosciuto e documentato dai tuoi “capi”. Il Fascismo fu solo violenza, olio di ricino, privazione delle libertà individuali? Ed allora come mai i tuoi più illustri compagni nel 1936 lanciarono il famoso “Appello ai fratelli in Camicia Nera”? La decisione di pubblicare il famoso appello nacque nel clima di sfiducia che pervadeva la dirigenza comunista in esilio
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alla metà degli anni 30. Essa si rendeva ormai conto che il consenso del popolo italiano nei confronti del fascismo era pressoché totale, anche se oggi te la raccontano molto diversamente, e che persino le masse operaie ormai appoggiavano il fascismo in blocco. I comunisti di allora, che conoscevano perfettamente la situazione italiana, riconobbero ciò che gli ignoranti di oggi si rifiutano di ammettere. Nel giugno del 1936, sulla rivista "Stato operaio", la rivista teorica del PCI, i dirigenti comunisti tentano un primo approccio:
"Noi tendiamo la mano ai fascisti nostri fratelli di lavoro e di sofferenze perché vogliamo combattere insieme a essi la buona e santa battaglia del pane, del lavoro e della pace. Tutto quanto noi vogliamo, fascisti e non fascisti, possiamo ottenerlo unendoci e levando la nostra voce, che è la voce del popolo".
Nell'agosto si arriva a un documento solenne, rivolto ai "fratelli in camicia nera", che ha come base la riconciliazione tra fascisti e non fascisti:
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"Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere insieme a voi e a tutto il popolo italiano per la realizzazione del programma fascista del 1919 e per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o generale, dei lavoratori e del popolo italiano".
Tra i firmatari dell'appello figurano: Togliatti, Grieco, Gennari, Di Vittorio, Marabini, Montagnana, Longo, Ciufoli, Lampredi, Valiani e moltissimi altri. Durante l'Ufficio Politico dell'agosto, e nel corso del Comitato Centrale di settembre i dirigenti comunisti sono costretti a riconoscere i risultati conseguiti dal fascismo. Grieco afferma che
"Dobbiamo specificare che lotteremo per una democrazia nuova che tenga conto dell'esperienza fascista.";
Montagnana che
"L'attività degli antifascisti, degli stessi comunisti, è pressoché nulla. Gli elementi attivi sono fascisti" e che "Noi dobbiamo avere il coraggio di dire che non ci proponiamo di abbattere il fascismo";
Longo che
"Noi siamo dei pigmei e nulla possiamo ancora contro le organizzazioni avversarie";
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Ciufoli che
"Il PCI, facendo suo il programma del 1919, colmerà il vuoto che esiste ancora tra noi e le masse";
Gennari che
"L'attività svolta dalle masse nei sindacati fascisti e i risultati ottenuti dimostrano che già i sindacati fascisti possono essere uno strumento di lotta contro il padronato e perciò essi debbono essere considerati come i sindacati operai nella attuale situazione italiana".
 Capito compagno? Nel 1936, dopo la conquista dell’Impero, non eravamo poi così male agli occhi dei tuoi dirigenti! Addirittura il programma Fascista del 1919 volevano adottare! E non si proponevano di abbattere il Fascismo, considerando addirittura i sindacati Fascisti come strumenti di lotta operaia contro i padroni! Chissà quando i tuoi compagni hanno scoperto che il Fascismo era solo violenza, che fu il braccio armato di borghesi e padroni, che privava il popolo della libertà. Fino al 1936 (dopo 14 anni di “dittatura Fascista, compagno, è bene ricordarlo)
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parevano non pensarla così. Avrà influito il fatto che l’appello rimase inascoltato dai Fascisti? Avrà influito il fatto che dopo il periodo delle vittorie cominciò quello dei sacrifici e delle sconfitte? Tutto può essere, caro compagno. Tutto, tranne il fatto che i tuoi compagni raccontino le cose per quello che sono e che furono! Anche nel breve periodo della RSI, mentre i Fascisti si sforzavano di favorire le classi lavoratrici, i tuoi compagni erano schierati con i “liberatori”, curiosamente alleati degli stessi “padroni” che questi compagni dicevano di combattere. Fascisti Repubblicani che creavano la cogestione e la socializzazione delle imprese, e comunisti italiani alleati delle famiglie padronali (una fra tutte: gli Agnelli), poiché entrambi sabotavano lo sforzo Fascista per favorire l’invasione della Patria da parte degli “alleati”. Credi a noi, Compagno. Ti hanno preso per il deretano per decenni, e tu li hai accontentati, aiutandoli a prendersi il potere, ad
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uccidere quanti, come noi, potevano sbugiardarli ed inchiodarli alle loro responsabilità. Ti hanno fatto diventare “partigiano” per difendere i loro interessi e le loro trame con Mosca, gli USA e gli industriali italiani. Ti hanno convinto a continuare ad uccidere anche dopo la guerra, fino agli anni 50 almeno, per paura che qualcuno potesse un giorno tornare per smascherarli e dare a loro quello che meritavano. E ti hanno educato all’odio per quelli come noi sempre per lo stesso motivo: il sacro terrore di doverla un giorno pagare. Negli anni 70 hanno trovato una generazione facilmente malleabile, e l’hanno mandata in piazza a scannarsi con altri giovani come loro, “colpevoli” di conoscere la verità. E tu compagno hai sfondato il cranio a colpi di chiave inglese a sedicenni come Sergio Ramelli, hai bruciato vivi i fratelli Mattei nel rogo di Primavalle a Roma, perché ti avevano detto che uccidere i Fascisti (ed i loro figli, in questo caso) non era reato, hai “sprangato e spesso 15 ammazzato dietro loro ordine ed incitamento, mentre loro si godevano le prebende parlamentari. Non è ora di aprire gli occhi, compagno? I documenti ci sono tutti, basta sapere cercare e sapere leggere. Un ultimo esempio prima di salutarti? La prossima volta che qualche vecchio assassino ti inviterà a celebrare il suo 25 aprile, o la prossima volta che qualcuno di loro ti parlerà degli “eroi” partigiani “trucidati” dai Fascisti, sbattigli sotto il grugno una copia della Sentenza del Tribunale Supremo Militare del 26 aprile 1954. In essa, senza ombra di dubbio, troverai scritto che i militari della RSI erano legittimi combattenti belligeranti a tutti gli effetti, nonché rappresentanti di uno Stato riconosciuto ed operante. E troverai scritto anche che i cosiddetti “partigiani” non avevano alcun titolo legale per essere definiti “belligeranti”. In altre parole, militari legittimi contro banditi in borghese che sparavano a tradimento. Questo è scritto in una Sentenza di un Tribunale della Repubblica 16 Italiana, scritta ben 9 anni dopo la caduta del Fascismo. Come dici compagno? Non ne avevi mai sentito parlare? Al partito non te lo avevano mai detto? Lo so compagno, lo so.
Carlo Gariglio

Segretario Nazionale MFL-PSN 

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Carmelo Modica
Aggiunta

Il testo di Carlo Gariglio fa riferimento ad episodi, fatti, dottrina, del periodo prefascista, fascista ed immediato postfascismo. Questa aggiunta vuole solo proporre pochi esempi, dei tanti disponibili, di atteggiamenti mentali e dottrinari più attuali che ci sembrano sintomi sufficienti per dimostrare che la criminalità comunista è una categoria dello spirito e non un accidenti della storia e, quindi, va oltre il 9 novembre 1989 quando cadde il muro di Berlino.
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Caro compagno,
tu giustamente condanni i feroci crimini del Nazismo, il razzismo ed i milioni di innocenti che furono sue vittime. Ma i tuoi compagni che te ne hanno parlato, forse non hanno avuto il tempo di informarti che circa sessantasei milioni di sovietici altrettanto innocenti sono stati internati e sterminati nei campi di concentramento del sistema comunista sovietico (ed anche gli oltre cento milioni di morti del caro Mao in Cina NdR). Chiedi conferma ai tuoi compagni comunisti certamente ti risponderanno che è vero e ti spiegheranno che il comunismo aveva bisogno di difendersi dagli attacchi del capitalismo borghese e sfruttatore. Ti spiegheranno che proprio per tale motivi furono costretti ad erigere perfino il muro di Berlino. Aggiungeranno che quelli non furono comunisti assassini ma compagni che sbagliavano, come i compagni delle più recenti Brigate rosse e come tutti gli assassini di italiani alla fine della seconda guerra mondiale. Ti diranno che il comunismo agì in quella maniera perché era necessario difendere la democrazia. Forse riusciranno a convincerti che un
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conto è il comunismo ed un conto il Comunismo reale. I più dotti, i compagni professori, i compagni accademici, i compagni baroni universitari ti diranno che occorre separare l'idea rivoluzionaria comunista, in se nobile e giusta, dagli errori che ne sono derivati perché essi sono da addebitare al tradimento da parte di soggetti deviati e devianti che hanno mal applicato il comunismo. Noterai, se farai la domanda giusta, che non sapranno indicarti un solo esempio in cui il comunismo al potere non abbia provocato miseria, sangue e violenza bruta. Ma ti tranquillizzeranno dicendoti che in Italia il comunismo è stato diverso, anche se sorvoleranno sul “piccolo” particolare che in Italia non hanno potuto disporre del potere per uccidere anche se nel breve periodo in cui non esistette in Italia un potere legale, i giorni immediatamente successivi al 25 aprile, essi fecero delle vere e proprie carneficine. Ma se tu dovessi chiedere chiarimenti ti diranno che il fucile venne diretto solo contro i fascisti, aggiungendo che solo la confusione di quei giorni determinò la morte con piombo rosso di tanti sacerdoti ed antifascisti non comunisti.
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Caro compagno, Ora più che mai ti diranno che la violenza è stata un accidente della storia e non della ideologia. Certo contano sul fatto che tu leggendo solo l'Unità non potrai mai venire a sapere che quel criminale di Josif Vissarionovič Džugasvili, detto «Stalin», ha semplicemente applicato le leggi ed i sistemi voluti da Vladimir Il’ič Ulianov, detto «Lenin», senza inventare nulla. Non saprai mai che era stato Lenin a dare le direttive:
«Le masse devono sapere che […] loro compito sarà l’implacabile annientamento del nemico» (29 agosto 1906) (1);
«Purgare la terra russa da ogni sorta di insetti nocivi» (2);
(1) Victor Serge (1890-1947), L’anno primo della rivoluzione russa, trad. it., Einaudi 1991, p. 29.
(2) In Aleksandr Isaevič Solženicyn, Arcipelago Gulag. 1918-1956. Saggio di inchiesta narrativa, Aleksandr Isaevic' Solz'enicyn, Mondadori, Milano 1975, vol. I, p. 43.
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«Compagni, la rivolta di cinque distretti di kulaki deve essere repressa spietatamente. […] 1. Impiccare, in modo che il popolo veda, non meno di un centinaio di kulaki noti. […] 3. Prendere loro tutto il grano. 4. Designare gli ostaggi. 5. Attuare un implacabile terrore di massa contro kulaki, pope e guardie bianche; rinchiudere i sospetti in un campo di concentramento fuori della città» (3);
«È ora e soltanto ora, quando nelle regioni affamate la gente mangia carne umana e migliaia di cadaveri coprono le strade, che possiamo (e perciò dobbiamo) procedere alla confisca dei preziosi della Chiesa con la più selvaggia e spietata energia […] senza fermarci dinanzi a nulla. […] sono giunto alla conclusione inequivocabile della necessità di attaccare adesso con la massima decisione e spietatezza i preti […] e vincere la loro resistenza con una brutalità tale che non la dimenticheranno per decenni. Quanto più clero e borghesia reazionari giustizieremo per questo, tanto meglio» (4);
(3) In Pietro Sinatti, L’atroce logica dell’annientamento, in Il sole-24 ore, Milano 2-2-1997.
(4) Richard Pipes, Il regime bolscevico. Dal Terrore rosso alla morte di Lenin, trad. it., Mondadori, Milano 2000, pp. 405-406.
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«Il tribunale non deve eliminare il terrore; prometterlo significherebbe ingannare se stessi o ingannare gli altri; bisogna giustificarlo e legittimarlo sul piano dei principi, chiaramente, senza falsità e senza abbellimenti»(5).
Queste direttive vanno dal maggio 1918 al febbraio 1919. Purtroppo nessuno ti dirà che questi sistemi non furono adottati solo in URSS e non solo da Stalin ma ovunque il comunismo abbia conquistato il potere: dalla Spagna del Fronte Popolare (1934-1939), alla Cina; dall’Etiopia del colonnello Hailé Mariam Menghistu, a Cuba; dall’Europa centroorientale, al Sud Est asiatico, e così via.

Caro compagno, tu certamente non ti intendi di dottrina altrimenti sapresti che il comunismo è un’unica storia di orrore e morte, terrore e miseria. E questa "qualità" risiede nella dottrina dei padri, quindi una sorta di DNA politico-culturale. I «padri fondatori» l’avevano promesso:
(5) Mihail Geller e Aleksandr Nekrič, Storia dell’URSS dal 1917 a Eltsin, trad. it., Bompiani, Milano 1997, p. 159.
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«I comunisti ricusano di celare le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro scopi possono attuarsi solo tramite l’abbattimento violento di tutto l’ordinamento sociale sin qui esistente. Le classi dominanti tremino di fronte a una rivoluzione comunista» (6).
Caro compagno, Ti diranno anche che molti, uccisi perché nemici del popolo e del comunismo, vennero regolarmente processati ma non ti diranno che per i soviet
«Istruttoria e processo non sono che forme giuridiche, non possono cambiare la tua sorte decisa in anticipo. Se dovete essere fucilati, lo sarete anche se siete innocenti. Se dovete essere assolti, lo sarete, lavati da qualunque macchia, anche se eravate colpevolissimi» (7)
(6) K. Marx; e F. Engels, Manifesto del Partito Comunista, trad. it., Newton Compton, Roma 1977, p. 105.
(7) Aleksandr Isaevič Solženicyn, Arcipelago GULag. 1918-1956, Mondadori, Milano 1975, vol. I, p. 159.
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Si lo so Caro compagno, queste parole del giudice istruttore Mironenko, rivolte al condannato a morte Babic, nel lager di Dzidda, 1944, ti stanno facendo pensare a certi proclami di Magistratura democratica degli anni '70 ma anche al pensiero del comunista “a tempo scaduto” Veltroni.
Caro compagno, Troverai sempre un compagno che ti istruirà su cosa dire, e poi anche tu ricorrerai all’amnesia di massa per non dire ai compagni più giovani quello che fin dal 1° novembre 1918, il cekista Martin Lacis aveva scritto,
«noi non stiamo combattendo una guerra contro gli individui. Stiamo sterminando la borghesia come classe. Nel corso delle indagini non cercate di dimostrare che il soggetto ha detto o fatto qualcosa contro il potere sovietico. Le prime domande che dovete porvi sono a quale classe appartiene, qual è la sua origine. Le risposte a queste domande devono determinare il destino dell’accusato. In ciò risiedono il significato e l’essenza del terrore rosso» (8),
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«le finezze giuridiche non occorrono perché non occorre chiarire se l’imputato sia colpevole o innocente: il concetto di colpevolezza, vecchio concetto borghese, è stato adesso sradicato» (9)
Caro Compagno, ti diranno che tutto cambia ed il comunismo anche. E' vero in parte. Anche io cominciavo a pensarlo, ma poi ebbi modo di sentirlo personalmente il vostro Sanguineti, appena quattro anni addietro, che in merito al massacro di piazza Tienanmen disse testualmente:
«Quaranta ragazzetti innamorati del mito occidentale e della Coca-Cola hanno fatto più rumore di migliaia di operai massacrati in Cile»? (10)
(8) In Krsnij Terror («Terrore Rosso»), periodico della Ceka, cit. in Cristopher Andrew; e Oleg Gordiewskij, La storia segreta del KGB, trad. it., Rizzoli, Milano 1991, p. 58.
(9) Nikolaj Vasil’evič Krylenko, pubblico accusatore presso la Corte Suprema dell’Urss, in Aleksandr Isaevič Solženicyn, Arcipelago GULag. 1918-1956. Saggio di inchiesta narrativa, Mondadori, Milano 1975, vol. I, p. 313.
(10) Pavia 10 settembre 2006, festival dei Saperi, (La Stampa 14 settembre 2006). I quaranta ragazzetti di
Sanguineti furono per la Croce Rossa 2600 persone, 3000 per un sito inglese di Pechino, 7.000-12.000 morti secondo le organizzazioni degli studenti.
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Lo so, caro compagno, per i tuoi compagni baroni universitari è normale che un essere umano se è ammazzato da Pinochet è un eroe del popolo, se finisce sotto un carro armato con la stella rossa è un idiota servo degli americani.

Caro compagno, io ti capisco perché hai una cultura organica e, quindi trovi coerente la dottrina del Sanguineti sintetizzata quando, candidato Sindaco di Genova, spiegò 
"...Sono Edoardo Sanguineti, materialista storico... bisogna restaurare l’odio di classe, perché i potenti odiano i proletari e l’odio deve essere ricambiato". (11)
Caro compagno, ti hanno giustamente parlato della dittatura di Pinochet, ma non ti hanno 
(11) Fausto Carioti, Sanguineti, ovvero l'elogio dell'odio di classe, Libero, sabato 6 gennaio 2007
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voluto turbare l’immagine suggestiva di Salvador Allende, carismatico presidente del Cile eroico militante antifascista, che, casco da minatore in testa, mitraglietta in pugno, regalatagli da Fidel Castro, constatata l’impossibilità di difendere il Palazzo della Moneda dai tetri miliziani di Pinochet si suicida per non cadere nelle mani del nemico. Cosa può valere la tesi secondo la quale il buon martire Allende, sia stato ucciso da una sua guardia personale su mandato cubano? Ancor meno, ti diranno i tuoi educatori, vale la ricostruzione culturale del martire fatta da quel "fascista", Farias, che rivela che la tesi di laurea, intitolata “Higiene mentale y delincuencia”, presentata nel maggio del 1933, dal futuro martire, venne giudicata mediocre dalla commissione di laurea perché conteneva troppe e grossolane scopiazzature delle opere di Cesare Lombroso e di Nicola Pende, futuro firmatario del mussoliniano “Manifesto della Razza” (12).
(12) Victor Farías, Savador Allende. Fine di un mito, Medusa pagine 208, 2007 €.19,50
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Roba di poco conto ti diranno i tuoi Maestri se gli dovessi chiedere conto del suo progetto da Ministro della salute nel 1939, che prevedeva la sterilizzazione coatta dei malati mentali e degli alcolisti, in un quadro complessivo di igiene mentale in cui su basi genetiche Allende spiegava «la tendenza degli ebrei alla delinquenza» e proponeva la cura chirurgica degli omosessuali.
Ovviamente, caro compagno, ti hanno parlato di errori giovanili e di campagna denigratoria a carico di compagni-compagni o compagni di cordata come Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica, anima del progressismo colto, che poco più che diciottenne prendeva carta e penna per scrivere:
«Ancora oggi è la stessa voce del Capo che ci guida e ci addita le mete da attingere (...) Oggi mentre sembra che Sua Maestà la Massa (come la definì il Duce in un lontano giorno) mascherata da veli più o meno adeguati tenti di riprendere suo trono, è necessario riporre l’accento sull’elemento disuguaglianza, che il Fascismo ha posto come cardine della sua dottrina sinistra».
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Fu sempre l'età, il bisogno e la costrizione, ti avranno detto, se il giornalista, Giorgio Bocca ebbe a dire:
«Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale” e, sempre per costrizione, si pose l'interrogativo : "A quale ariano, fascista o no, può sorridere l’idea di dovere essere lo schiavo degli ebrei?"
E Pietro Ingrao, impeccabile compagno, storico comunista, combattente della resistenza, direttore dell’Unità, membro della segreteria del Pci? E si, anche Pietro Ingrao fu costretto dal bieco regime a partecipare ai Littoriali di poesia ed a scrivere su “Conquiste”.
«A noi ci hanno insegnato che il fascismo si chiama rivoluzione e ci hanno incantati le parole di Mussolini che questa rivoluzione non era affatto chiusa, Tocca a noi continuarla".(13)
(13) vedi anche, Cosimo Colasanto, La palestra dei antifascisti si chiamava “Roma fascista” Libero 18 settembre 2007.
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Caro Compagno, consulta il vocabolario della lingua italiana così apprezzerai la differenza tra "orrore" ed "errore" e quando ti ripeteranno che l'olocausto fu "orrore" comprenderai che i "gulag" comunisti, dove furono annientati milioni di persone, fra i quali milioni di bambini, figli di miserabili Kulaki, non possono essere considerati, da una persona sana di mente, un "errore".
Caro compagno, In questi ultimi tempi ti hanno detto di prendere le distanze da Stalin senza spiegarti , però, perché il giornale di partito, l’Unità, il giorno successivo alla morte di Stalin, il 5 marzo 1953 così scriveva:
“Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità.”
Avrai visto, caro compagno, Nel retrobottega di qualche sezione del vecchio PCI il volto sorridente di Berlinguer. Ti hanno parlato che fu lui a proiettare nell'immaginario della politica italiana "la diversità morale" del PCI e di quanto fossero "forchettoni i socialisti di Craxi",
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ma nessuno ti ha detto che oltre il 20% del bilancio del PCI era di origine sovietica e, buona parte del resto proveniva dalle tangenti pagate dalle imprese pubbliche e private che investivano o commerciavano con i paesi dell’Europa orientale e che nessun imprenditore né della Confindustria né delle aziende di Stato, ha potuto fare alcun accordo con imprese dell’Est europeo senza versare al PCI, che deteneva il monopolio, addirittura europeo, dell’intermediazione, commissioni, taglie e tangenti cospicue.

Da Camerata a compagno, potrei continuare all'infinito ma smetto qui, perché quanto ti ho voluto confidare spero sia sufficiente per farti nascere quel dubbio sulle qualità morali, politiche dei tuoi Maestri sperando che ti spingeranno sulla via della riflessione autonoma, via che io già ho seguito spinto da miei “cattivi maestri”.

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A sinistra la cultura dei brogli viene da lontano 
[...] in Emilia-Romagna, la cultura dei brogli è antica. Come documenta un volantino del 1948 del Pci, che abbiamo rinvenuto nella madia di un vecchio casolare. Per avere un’idea del tipo di cultura (chiamiamola così, anche se non lo merita) che qui è stata inculcata ai militanti, è utile ancora oggi leggerlo e meditarlo, senza il vecchio adagio di Lenin:
“La verità è ciò che conviene al partito”.
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Ecco il testo del volantino del Pci, una chicca storica:
“Compagno mezzadro!
1) II giorno 18 aprile (1948) si combatterà la battaglia decisiva fra le forze progressiste e le forze reazionarie. Le forze progressiste sono tutte quelle raggruppate nel Fronte, le forze reazionarie sono tutte le altre. Il Partito Comunista Integrale che è l’anima del P.C.I. denuncia come forze reazionarie sia il PSLI, che il PRI; perché il PCI sa perfettamente che se fosse stato costituito, in Italia, un Fronte Popolare comprendente anche le forze socialiste e repubblicane, come fu fatto dodici anni fa in Ispagna, il PCI avrebbe indubbiamente vinto le elezioni. Mentre invece il Partito si trova a lottare contro la reazione, che diventa ogni giorno più pericolosa ed aggressiva, insieme al solo PSI del compagno Nenni, in una lotta che diventa sempre più dura e preoccupante.
2) Il Partito, ti considera - maturo e degno di conoscere i suoi immediati obiettivi, per convincerti della necessità di lottare duramente. «II Partito sa che gli avversari, grazie a certe forme spietate della loro propaganda capillare, sono riusciti a provocare il disordine nelle nostre file che, fino
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a dieci giorni fa, sembravano pugnaci e compatte. Il Partito sa che, purtroppo, moltissimi compagni non hanno resistito al tremendo attacco. Ricorda sempre che il Partito ti rivela i suoi immediati obiettivi, considerandoti maturo, perché tu possa incoraggiare i compagni impauriti ed ammonire i titubanti. Il Partito mira a questi obiettivi grandiosi la cui conquista darà nome alla nostra epoca:
Primo: sul piano religioso il Partito mira ad estirpare radicalmente la idea di Dio, la dottrina di Cristo, l’influenza della chiesa sulle masse, il potere dei preti. Non si vedranno più madonne che vanno in giro da un comune all’altro, né madonne che appariscono o sta
tue che si muovono.
Secondo: sul piano morale il Partito tende a liquidare una volta per tutte la morale borghese, la famiglia cristiana, l’indissolubilità del matrimonio. Il Partito vuole rivendicare a favore di tutti uomini e donne la libera iniziativa nell’amore, fuori di ogni controllo religioso, poiché per noi bolscevichi, la religione è l’oppio del
popolo e droga che ubriaca. La sola Morale del Partito è quella
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affermata dal grande Lenin quella che serve gli sviluppi della nostra lotta, non quella che si riallaccia all’idea di dio e dei suoi pretesi comandamenti.
Terzo: Nel piano economico, il Partito abolirà la proprietà privata di tutti i mezzi di produzione ed in modo particolare abolirà la proprietà privata della terra, delle industrie, dei mezzi di comunicazione - ferroviari, marittimi, aerei, automobilistici - di tutte le aziende, agricole, industriali, artigiane, di caccia e di pesca. Tutti i padroni privati saranno cacciati. Tutto sarà confiscato a favore dello Stato il quale sarà il solo produttore; ed il solo distributore di merci e prodotti, e avrà in mano il commercio - sia interno - che estero.
Compagno quando tutto sarà stato confiscato a favore dello Stato, tu sarai finalmente libero da qualunque privato padrone. Lo Stato tutelerà i tuoi diritti, se tu osserverai i tuoi doveri. I diritti ed i doveri del cittadino saranno determinati in una Carta Costituzionale, che sarà immediatamente fatta sulla guida di quella del compagno Stalin”.
“Compagno, Il Partito vuole che anche tu conosca il contenuto di questa circolare segreta, che fu diramata già ai compagni propagandisti dell’Italia del nord, dopo la liberazione e che fu spedita, nelle rispettive lingue a migliaia di compagni, nei Paesi d’Europa centrale che dovevano essere bolscevizzati.
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Compagno propagandista
Tu sei uno dei più validi strumenti. Perché l’opera tua sia più efficace eccoti una breve guida per il tuo lavoro. Ricorda sempre che il nostro compito è bolscevizzare l’Europa tutta a qualunque costo, in qualsiasi modo. Tuo compito è bolscevizzare il tuo ambiente. Bolscevizzare significa, liberare l’umanità dalla schiavitù che secoli di barbarie cristiana hanno creato. Liberare l’umanità dal concetto di religione, di autorità nazionale, di proprietà privata. Per ora il tuo compito è più limitato ecco un decalogo
1. Non manifestare ai compagni non maturi lo scopo del nostro lavoro: comprometteresti tutto.
2. Lottare contro quanti, specie gli ipocriti preti vanno dicendo di meno vero sui nostri scopi: negare recisamente quanto essi affermano, negare recisamente che noi non vogliamo la religione, la patria, la famiglia.
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3. Mostrare con scherzi, sarcasmi e con condotta piacevole che tu sei più libero senza le pastoie della religione, anzi si vive meglio e si è più liberi.
4. Specialmente è tuo compito distruggere la morale insegnando agli inesperti creando un ambiente saturo di quello che i pudichi chiamano immoralità. Questo è il tuo supremo dovere distruggere la moralità.
5. Allontana sempre dalla Chiesa i tuoi compagni con tutti i mezzi. Calunniare, falsare: sarà opportuno prendere qualche scandalo antico e recente e buttarlo in faccia ai tuoi compagni.
6. Altro grande ostacolo al nostro lavoro: la famiglia cristiana. Distruggerla seminando idee di libertà di matrimonio, eccitare i giovani e le ragazze quanto più si può; creare l’indifferenza nella famiglia, nello stabilimento, nello Stato; staccare i giovani dalla famiglia.
7. Portare l’operaio ad amare il disordine, la forza brutale, la vendetta: e non aver paura del sangue.
8. Battere molto sul concetto che l’operaio è vittima del capitalismo.
9. Sii all’avanguardia nel fare piccoli servizi ai 39 tuoi compagni, parla molto forte, fatti sentire.
10. Lotta, lotta, lotta contro i preti e la morale cattolica. Da all’operaio l’illusione che solo noi siamo liberi e solo noi lo possiamo liberare. Non aver paura, quando anche dovessimo rimanere nascosti tre o cinque anni. L’opera nostra continua sempre perché i cattolici sono ignoranti, paurosi ed inattivi. Vinceremo noi! Sii una cellula comunista! Domina il tuo ambiente! Questo foglio non darlo in mano ai preti, né a gente non matura alla nostra idea”. 
(Vittorio Feltri e Renato Brunetta (a cura di), Urne tradite Manuali di Conversazione Politica pag. 99- 102. © 2007. Edizione speciale per Free Foundation for Research on European Economy Editing.)

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Per completezza, riportiamo uno stralcio di due blog relativi al decalogo in argomento, così come scritti compresi i refusi. criminicomunisti 
(omissis) 
k100 Comunista 
Registrato: 12/05/06 11:07 
Messaggi: 169 
Residenza: reggio calabria 
Inviato: Sab Mag 20, 2006 3:51 pm 
Oggetto: scusate se scrivo in ritardo....ma non ho il computer durante la settimana.... mi ha colpito la circolare SEGRETA del pci...una circolare segreta secondo tutti voi può mai iniziare dicendo caro compagno propagandista,cioè rivolgendosi a tutti i compagni oppure scrivendo "Questo foglio non darlo in mano ai preti, ne a gente non matura alla nostra idea".
Ti sembra segreto un foglio scritto così? mi piacerebbe sapere da quale archivio del pci hai preso la circolare....... e comunque ripeto...io di catto-comunisti ne conosco...chi siete voi per dire che non sono cattolici? 
hasta siempre!
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MAURO 
Anticomunista 
Registrato: 26/04/06 15:38
Messaggi: 15
Inviato: Lun Mag 22, 2006 4:32 pm
Oggetto: Una circolare segreta non può in alcun modo essere letta nel solo aspetto formale, essa va invece letta sotto l'Aspetto unitario formale e sostanziale. La circolare del PCI circolava in Italia sino alle soglie degli anni novanta. Poi fu fatta sparire per non avere inconvenienti con le gerarchie ecclesiastiche. E poi non credo che una lettera indirizzata a militanti del partito potesse iniziare in modo diverso, mica con insulti o parolacce. E poi nell'originare cartaceo conservato le parole sono il frutto di un opera laboriosa tesa a contrastare il cattolicesimo, soffocando velenosamente con maschere riformiste o di ipocrite intenzioni, l'intenzione VERA di distruggere la fede nel popolo cristiano. Inoltre Il comunismo sia nella sua concezione marxista sia nelle sue accezioni più riformatrici, si configura come l'esatto opposto dello spiritualismo e della fede in Dio. Per chi conosce un pò dellla filosofia economica di Marx a cui i nipotini di rifondazione, dei comunisti italiani e diessini si rifanno con nostalgia velata, essa affonda le sua radici nel materialismo storico e 
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dialettico, il quale viene proposto in netta alternativa ai principi della religione cattolica o di qualunque altra religione. Basta andare a leggere le marxiane per verificarlo. Inoltre la sinistra è una convenzione esemplificativa per indicare una corrente di pensiero ottocentesca che in nome dell'uguaglianza e della fratellanza universale ha sterminato nel novecento oltre duecento milioni di esseri umani. Il riformismo ha come scopo ultimo e ingannatore quello di far credere una cosa e realizzarne un altra. RIBADISCO CHE TUTTO L'ambito della sinistra si pone in totale opposizione col cristianesimo, proprio per le ragioni sopra addotte. Come docente di Storia e Filosofia, ho studiato approfonditamente queste tematiche, e il libro che intendo pubblicare è il risultato di una conclusione a cui sono giunto:
IL COMUNISMO E' OPERA DI SATANA. E' UN PECCATO SOCIALE. OGNI AMMORBIDIMENTO DI QUESTA VERITA' SIGNIFICHEREBBE TRADIRE L'ESSENZA SIA DEL MESSAGGIO CRISTIANO, SIA DELLA TEORIA DIABOLICA DI MARX.
Mauro semola7
Comunista Registrato: 09/05/06 23:42
Messaggi: 123
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Inviato: Gio Giu 01, 2006 3:39 am
Oggetto: ehm...guarda io mi secco a rispondere a ste cose, non te la prendere.(si ora dirai che non ho nulla da rispondere, ma non mi interessa) dico solo che mi dispiace che ci siano degli studenti che debbano seguire le tue lezioni (non oso pensare a come farai loro studiare il comunismo,che è comunque Storia!) e che sono  strafelice che il tuo libro non sia stato pubblicato (alberi risparmiati). Non te la prendere, ma con chi ha i paraocchi non ha senso discutere. ...alè _________________
scusate non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera - Guccini non si risenta la gente perbene se non mi adatto a portar le catene - Faber (omissis) ***

Prelevato da legnostorto
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Black Steve Non ricordo se fosse esattamente scritto così, ma tempo addietro mio padre mi fece vedere le fotocopie di un libretto che era stato ritrovato, oltre 30 anni fa, in fondo ad un mobile a cassetti che arredava una cellula del PCI a Gualtieri, prov. di Reggio Emilia. Faceva parte della documentazione, stampata in URSS, ma in italiano, e che veniva usata per l'indottrinamento dei compagni di allora. Se vale ricordare, allora esisteva ancora la Gladio Rossa che doveva portare l'Italia nel paradiso sovietico. In questo libretto, a vari capitoli, c'era proprio il vademecum dell'apprendista attivista del PCI. Roba che se veniva trovata una cosa simile ad uno del MSI di allora era la galera assicurata. Guelfi è stato allevato così. Ora capisci perchè qualsiasi peto che faccia Prodi, Fassino, Bertinotti, lui è li ad annusare ed entrare in estasi ipnotica








tag: Italia, Comunismo, Fascismo, Politica, Crimini, URSS, Seconda Guerra Mondiale, Guerra Civile, RSI, Partigiani, PCI

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